È da anni ormai che partecipo a progetti Erasmus +, e questo di Uhrovec in Slovacchia è uno dei tanti a cui ho avuto la fortuna di prendere parte, ed anche se ormai ci ho fatto un po’ l’abitudine, partire per un progetto mi riempie sempre di adrenalina e felicità, tanto che la sera prima mi risulta difficile prendere sonno. Spiegare che cosa significa partecipare ad una esperienza del genere ad una persona che non lo ha mai fatto è davvero difficile, molti sono scettici riguardo alla gratuità della vacanza o alle attività che si svolgeranno, e se devo provare a convincere qualcuno a partire, ormai la mia arma vincente è dirgli: prova, e poi mi dirai..
Come ad ogni progetto si parte con poche certezze e tanti dubbi, a volte, anzi spesso anche su te stesso. L’appuntamento era fissato alle 16.00 in un parcheggio a Bratislava per poi prendere un autobus insieme a tutti gli altri partecipanti del progetto e raggiungere il paesino di Uhrovec, un paese appunto nel nord della Slovacchia immerso nella natura. Arrivato al luogo dell’appuntamento mi sono ritrovato circondato da ragazzi e ragazze giovani o giovanissimi (per alcune nazioni i partecipanti erano alunni di scuola superiore accompagnati dalle insegnanti). Tra la timidezza e l’imbarazzo iniziale si parte destinazione Uhrovec!
La scelta (ottima a mio avviso) dell’organizzazione è stata quella di mettere in camera persone non appartenenti alla stessa nazione, per qualcuno non è stato facile perché magari pensava di poter dormire con il proprio migliore amico e/o compagno di classe, ma ha dato a tutti l’opportunità di iniziare a fare nuove conoscenze fin da subito. La mattina seguente all’arrivo è iniziato il progetto vero e proprio, si sono stabilite le regole (rispetto, puntualità, ecc..) e si è iniziato a rompere il ghiaccio presentandoci davanti a tutti e dicendo chi sei, o per lo meno chi pensi di essere. E’ stato bello vedere ragazzi e ragazzi di 17-18 anni, ognuno con un proprio sogno e ambizione, tra chi vuole fare il dottore, chi l’avvocato, chi vuole fare il cantante..ognuno di loro aveva un idea ben precisa su cosa fare da grande, ed io che grande ci sono già diventato o quasi, ho avuto piacere ad ascoltare i sogni e le speranze di ognuno di loro.
Rischierei di annoiare se continuassi a parlare di ogni attività svolta, diciamo che dal pomeriggio del primo giorno si è cercato di sviluppare il tema del progetto (war and peace). Non era un tema semplice di cui parlare, soprattutto considerando il periodo di “terrore” che stiamo vivendo ai giorni nostri…ma tutti, anche i piu giovani, si sono impegnati in ogni attività, ed anche l’organizzatore aveva previsto attività più o meno serie, ma anche tempo libero ed una escursione nella foresta per raggiungere il castello di Uhrovec.
Non sono di certo da non menzionare le serate, dove ogni nazione ha rappresentato il proprio paese con video, musiche, balli e naturalmente del buon cibo e bevande. Ci si ritrovava fino alle prime ore del mattino tutti insieme nella stanza che di mattina e pomeriggio era quella dedicata alle attività, e di sera diventava la nostra “discoteca” privata. Si mangiava, si beveva e si ballava qualsiasi tipo di canzone.. si passava da una canzone spagnola a una canzone greca o bulgara, con sempre fisso l’intento di stare insieme e di divertirsi il più possibile.
Può sembrare strano ma i 9-10 giorni di progetto sono volati, tanto che quasi mi sembra più il tempo che sto impiegando per raccontarlo che quello vissuto li…si era formato davvero un bel gruppo, 50 persone provenienti da 9 paesi diversi, ognuno con proprie culture e tradizioni, ma che hanno vissuto insieme 10 giorni, 24 ore su 24… si creano legami particolari, difficili da spiegare a qualcuno che non ha mai provato un’esperienza simile, e al momento dei saluti hai una sensazione di vuoto, come se ti stessero portando via dalla tua casa e dalla tua famiglia.
E’ stato bellissimo notare la facilità e la velocità con cui persone di diversa età e nazionalità hanno legato tra di loro in così poco tempo, è stato bellissimo vedere sugli altri e su te stesso un’apertura totale di mentalità verso tutti gli altri, la “distruzione” di pregiudizi completamente errati su altri popoli, l’apprendere cose nuove su altre culture e altri paesi, il vedere che siamo tutti diversi e allo stesso tempo tutti molto simili, e che magari ti ritrovi più cose in comune con una persona di diversa nazionalità rispetto a qualcuno del tuo stesso paese.
Si ritorna a casa un po’ sotto shock, con quella sensazione di vuoto che continua a vivere dentro di te.. si, ci saranno le foto da guardare, si continua a rimanere in contatto con chiunque, ma nessuno ti ridarà mai quel posto, quelle emozioni, ma soprattutto quelle persone che nonostante le conosci da pochi giorni, fanno già parte di te e le senti vicino come un fratello/sorella o come un migliore amico.
Avete presente quei calciatori brasiliani che non riescono a giocare all’estero per troppo tempo perché sentono troppo la lontananza da casa, loro la chiamano la “Saudade” , èd definita appunto come quella nostalgia e sensazione di vuoto misto alla volontà di fare qualcosa per ritornare in determinati luoghi e con determinate persone. Io e un mio amico scherzando ci paragoniamo a loro dicendo di essere affetti da “progettade”, magari non è una parola che troverete mai in un dizionario, ma le sensazioni che si provano sono esattamente le stesse, e mi spingono sempre a cercare il prossimo progetto e partire.
Per qualcuno che legge e che non ha mai fatto un’esperienza del genere non sarà facile credermi, ma ricordatevi che io ormai so come convincervi: prova, e poi mi dirai..
Lorenzo